Banche, che bellezza!

28 febbraio 2012 versione stampabile
di Giuseppe De Marzo

Ah, quando si dice le banche. “Abbiamo una banca”, come un inno alla gioia dell’allora segretario DS ed attuale sindaco di Torino. Che meraviglia le banche. Poi in questi ultimi anni ne apprezziamo sempre di più il valore sociale, l’etica, l’irreprensibilità e il coraggio dei manager e, soprattutto, la lungimiranza.
Una banca al giorno d’oggi sa sempre quello che deve fare. È una certezza. Prende a prestito dalla BCE all’1 per cento, concede credito al 5 per cento, solo e solo se hai tutte le garanzie, si capisce. Qualcuno sta parlando di “credit crunch” (la difficoltà di trovare credito), ma sono solo illazioni contro le banche che, poverine, sono spesso nell’occhio del ciclone. Ma alla fine, a parte 14 mila miliardi di dollari che i governi del mondo gli hanno dato dall’inizio della crisi, di male che hanno fatto?

Ma tornando allo splendido e coraggioso meccanismo delle banche moderne: le banche comprano anche titoli di stato. E già, sono anche patriottiche e sostengono l’economia nazionale! Certo, le agenzie di rating, come divinità dell’Olimpo, ci mettono un po’ del loro e capita che le banche facciano affari splendidi comprando qualche BTP che rende più del 7 per cento grazie al mitico Spread. Ma visto che magari si fidano poco delle tenuta nazionale, per essere sicuri sicuri rivendono alla BCE sul mercato secondario gli stessi titoli, facendosi scontare gli interessi. E già, perché alla BCE è proibito comprare direttamente titoli di stato.

Insomma, le banche sono una meraviglia! Perché guadagnano sempre, non perdono mai. È come una magia. Qualsiasi cosa succeda loro ci guadagnano. Così enorme la mole dei profitti, dei vantaggi e della rete di buone relazioni politiche e non, che alle volte sono troppo grandi per fallire. Too big to fall, dicono gli americani. Per cui le banche godono di una giurisdizione a parte, di una democrazia a parte e forse di un pianeta a parte. Loro possono, noi no.

Eppure ci sono ancora tanti scettici in giro che si ostinano a parlar male di certe banche, del loro modus operandi, delle responsabilità verso la crisi economica, finanziaria ed ambientale. Per esempio in Italia si parla spesso male di Intesa San Paolo. Bisogna essere proprio dei birichini per parlare male della banche del governo e quindi del nostro glorioso impero. Intanto bisogna fare in anticipo le dovute scuse al capo dei capi Illustrissimo reverendissimo ministro dello Sviluppo e del Sottosviluppo, nonché candidato in pectore del centro sinistra e già che ci sta del centro destra, dottore, amministratore delegato Passera. Qualcuno potrebbe pensare male per il fatto che Passera fosse a capo di Intesa San Paolo e che adesso si fa i favori da solo utilizzando il governo. Ma dopo venti anni di Berlusconi, davvero bisogna essere così pignoli sul conflitto di interesse? Comunque, pare che il gruppo San Paolo sia il principale protagonista delle aggressioni al territorio della Lombardia. La banca del Capo finanzia massicciamente opere come Pedemontana, Brebemi, Tangenziale Esterna Milano, Cremona-Mantova, che porteranno a nuove cementificazioni di massa, ulteriore inquinamento e distruzione di grandi aree agricole. La Lombardia è tra le regioni con i più alti livelli di smog e con una delle peggiore reti ferroviarie regionali. Quanto costa l’opera di distruzione e di negazione dello sviluppo a venire? Solo 10 miliardi, che ovviamente per buona parte sono pubblici. Perché abbiamo una banca e ci pensa il Boss.

La campagna “ferma la banca” ha lanciato per il 16 marzo il No Intesa Day, una giornata in cui promuovere in tutta Italia iniziative di pressione. L’obiettivo è fermare le grandi opere che continuano a non portare nessuno sviluppo ma seguitano a lasciare morti, a produrre distruzione ambientale ed economica dei territori e dei conti pubblici. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che le banche ci guadagnano. Ma chi altri? Non sarebbe meglio un modello di sviluppo che punta sulla riconversione energetica ed industriale degli apparati produttivi? Non sarebbe meglio la grande opera di “messa in sicurezza del territorio italiano”, visto i danni giganteschi causati dagli eventi estremi meteorologici, conseguenza dei cambiamenti climatici? Danno più lavoro, difendono il territorio, democratizzano lo sviluppo e costano meno. Per informazioni sulla campagna visitate il sito www.vizicapitali.org . Ma vi prego, non lo dite al Boss.

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