Archivi del mese: Agosto 2011

I MASSACRI DA PARTE DEI “RIBELLI DELLA NATO”. MIGRANTI AFRICANI. FAMIGLIE LIBICHE SFOLLATE DALL’EST. LIBICI DALLA PARTE DEL TORTO

Marinella Correggia (26 agosto 2011)
 
Qualcuno lo dica a chi in Italia non si è opposto alla guerra Nato+Qatar+Arabia Saudita+Alleati locali perché “in Libia i migranti clandestini erano respinti e imprigionati”. Qualcuno dica cosa hanno fatto e ancor più stanno facendo a Tripoli i ribelli della Nato, i vincitori (non per meriti militari propri, ma grazie ai loro mercenari: i piloti dei bombardieri Nato, e i consiglieri franco-inglesi-qatarioti sul terreno; per non dire del rifornimento di armi e denaro). La caccia a uomini, donne e famiglie; quando sarebbe già criminale e immorale la caccia a un solo uomo, Gheddafi.
 
Vae victis. Nessuno processerà i vincitori.
 
MASSACRO DEI NERI
Tradurrò stanotte questo articolo ma intanto ecco qui: http://www.michelcollon.info/Massacre-de-Noirs-par-les-rebelles.
Ho sentito al telefono Mohamed del Niger che molti altri suoi amici sub-sahariani lavorava a Tripoli. Aspettano l’evacuazione. Rischiano la vita per quella “caccia al nero” che nell’Est libico è in corso da tempo e adesso è arrivata a Tripoli. Mohamed vive nel quartiere Gangji dove ieri mancava sia l’elettricità (fa molto caldo ed è impossibile raffrescarsi e conservare i cibi), sia l’acqua: “Abbiamo un pozzo in questo gruppo di case ma l’acqua non è potabile. E il rubinetto è secco. Sto andando a cercare acqua per la rottura del digiuno, dopo il tramonto”. Prospettive? “Siamo in contatto con varie ambasciate africane compresa la mia ma non sembrano essere al corrente di prossime navi dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni. So che ieri sono partite delle persone ma non dell’Africa sub-sahariana. Non possiamo più stare qui”. Ovviamente se va bene l’Oim riuscirà a rimpatriare questi “danneggiati collaterali” dalla guerra Nato. Ad esempio in Niger, uno dei paesi più poveri del mondo, dove sono già tornati nel nulla decine di migliaia di lavoratori. 
 
Il cristiano pakistano Nathaniel, che con la famiglia viveva a Tripoli da decenni, non è più raggiungibile.
 
MASSACRO DI FAMIGLIE LIBICHE
E non sono i neri le uniche categorie massacrate ora a Tripoli. L’inviato di France 24 dà conto (http://www.voltairenet.org/Les-rebelles-epurent-le-quartier-d) di come i ribelli della Nato stiano attaccando le famiglie di funzionari (anche di grado basso) che avevano a che fare con il governo. Sono state attaccate mentre erano asserragliate nel quartiere di Abu Slim. L’ospedale centrale di Tripoli, dice il cronista, è pieno di feriti, uomini, donne, bambini e anziani. E il Cnt, muto, dice France 24.
 
A questo proposito sono anche molto inquieta circa la sorte di tante famiglie di sfollati dall’Est libico e da Misrata. Sicuramente i ribelli della Nato li considerano dei traditori perché hanno lasciato mesi fa le zone sotto il loro controllo. Spero che la Croce rossa internazionale o chi per essa sappia di queste famiglie ora abbandonate a se stesse.
La famiglia di Noor, bambinetta di tre anni coi capelli ricci e la pelle color caffelatte, era sfollata da Derna a Tripoli con migliaia  di altre, fuggite dall’Est della Libia in mano ai “ribelli”. Altre venivano da Misrata, città dell’Ovest controllata da mesi dai bengasiani, altre ancora dalle montagne Nafusa una volta prese.  Famiglie filogovernative o considerate tali, impossibilitate a lavorare e fatte oggetto di minacce o violenze.
 
Decine di migliaia di persone si erano rifugiate in Egitto, altre a Tripoli o dintorni. Vivevano presso parenti o  in strutture messe a disposizione dal governo. Fra queste un bianco villaggio vacanze per tripolini in riva al mare o quasi nel deserto, in una desolata serie di container ex domicilio di lavoratori di imprese cinesi evacuati mesi fa. Adesso probabilmente nessuno si può più occupare di loro, per il cibo, l’acqua, la sicurezza. Quelle famiglie di “sfollati dalla parte del torto” sono adesso in grave pericolo. Ci si chiede se la Croce Rossa internazionale conosca il problema. 
 
Molti altri sfollati vivevano a Zliten (poche decine di chilometri da Tripoli), sempre ospitati in strutture lasciate vuote da compagnie straniere oppure presso parenti. Alcuni di loro avrebbero già trovato la morte la notte fra l’8 e il 9 agosto quando nel villaggio di Majer diverse bombe della Nato hanno fatto 85 morti civili.

Nicaragua rifiuta la depenalizzazione dell’aborto terapeutico.

Con 62 voti a favore ed i soli voti dei tre deputati del MRS contro (Movimento Rinnovatore Sandinista), i deputati della Asamblea Nacional abolirono nel settembre del 2007 il Comma 3 dell’articolo 143 del nuovo Codice Penale, confermando il divieto assoluto di qualsiasi forma di aborto in Nicaragua ed eliminando di fatto la possibilità per i medici di effettuare l’aborto terapeutico in caso di grave rischio per la vita della madre, di gravi malformazioni del feto o di maternità a seguito di violazione della futura madre.
Oggi il Nicaragua ribadisce la posizione e si unisce ad altri paesi che nel mondo hanno adottato questa misura (Cile, El Salvador, Honduras, Repubblica Domenicana, Kenia, Malta, le Filippine e il Vaticano). La forte influenza e le continue pressioni della religione cattolica ed evangelica nella politica del paese, è stata la principale causa  dell’attuale violazione dei diritti umani.

L’aborto terapeutico Secondo gli articoli 143 e 144 del nuovo Codice Penale:

per un medico che effettuerà un aborto in modo non volontario subirà una pena che va da 1 a 3 anni di carcere e potrà anche essere inabilitato dall’esercizio della professione per un periodo da 2 a 5 anni. Continua a leggere