Le giornate scorrono velocemente a León, come i torrenti che invadono le strade della città durante i temporali, che talvolta segnano il termine delle giornate o ci accompagnano nelle notti. Abbiamo ormai terminato il corso di spagnolo e ci siamo trasferiti nella nostra accogliente e graziosa casa. Un salotto, una cucina, una stanza per noi, una stanza per voi, un lavatoio e un romantico giardino dove trascorriamo le serate lasciandoci cullare dall’abuelita (sedia a dondolo). L’unico elettrodomestico che si può trovare in cucina è una licuadora (frullatore) che Filippo utilizza per sperimentare i frescos più strani, cioè succhi preparati con frutta fresca e ghiaccio.
Lentamente stiamo conoscendo il vicinato. All’imbrunire un gruppetto di bambini si diverte a giocare davanti al nostro ingresso. Quando mi unisco a loro, mi domandano sempre la traduzione in inglese di una qualche parola che in quell’istante gli frulla per la mente. Per loro noi siamo gringos. Io preferirei trasmettergli qualche nozione d’italiano, ma loro sono decisamente più interessati alla lingua anglofona che studiano a scuola. Poco distante c’è Doña Mimi, un’anziana signora che vive seduta davanti all’uscio di casa osservando la gente che passa . Inoltre ci informa se qualcuno bussa alla nostra porta. Una vera e propria portinaia di fiducia! Poco più in là c’è la pulperia di Doña Conny e Don Claudio, una coppia che in Svizzera molto probabilmente sarebbe già in pensione. Vendono cervezas, saponi, uova, patatine e molto altro. Alla esquina c’è la signora della fritanga, che la sera trasforma il marciapiede di fronte alla sua abitazione in un take away di cibi tipici affogati nell’olio. Due porte accanto c ‘è uno spazio dove solitamente il fine settimana si celebrano matrimoni o feste di compleanno e di conseguenza per tutto il quartiere si diffonde la musica dell’orchestra.Poi c’è la casa di due cooperanti italiani e un amico messicano che ci stanno rivelando tutti i segreti per non sentire troppo lontani i sapori di casa (ad esempio quale pasta comprare, dove trovare l’olio extra vergine d’oliva ad un prezzo accessibile, ecc.). Ed infine c’è un viavai di donne che camminano per chilometri con delle ceste ripiene di alimenti al posto dei cappelli e uomini che spingono carretti annunciando il loro arrivo con un fischio e facendo udire il suono interminabile delle campanelle. Le loro voci forti e imponenti, che non lasciano trasparire alcun segno di stanchezza, urlano “buñuelo, quesillo, pescado, tortillas, …”.
Insomma “de la Renta, 2 cuadras y media abajo” non ci si sente soli!
Un abbraccio Diana
PS: a León le vie non hanno un nome, quindi per raggiungere la destinazione desiderata si parte da un luogo conosciuto, come ad esempio la Renta, cioè l’ufficio tassazione, e si contano le quadre in direzione nord-sud-abajo (ovest)-arriba (est). Ancora adesso mi domando come abbia fatto il postino a recapitarmi una busta, azzeccando il lato della strada e sbagliando di una sola porta! Solitamente per facilitare la consegna, nell’indirizzo postale si indica il colore della casa, del portone o si menziona un particolare…
9 risposte a “De la Renta…dos cuadras y media abajo”